La condizione di salute consiste esclusivamente nell’assenza di malattia o può essere considerata più in generale e più correttamente come l’assenza di un disagio non solo fisico ma anche psicologico?
Presso il nostro centro, succede che arrivano pazienti che si definiscono ipocondriaci;
ipocondria come atteggiamento psichico caratterizzato da una costante apprensione per la propria salute e dall’ansiosa o addirittura ossessiva tendenza a sopravvalutare i minimi sintomi –
questi stessi pazienti raccontano di aver fatto analisi cliniche e approfondimenti medici di ogni genere e che da essi non risultano esservi malattie fisiche di nessun tipo.
Possono quindi, tali individui, essere definiti soggetti sani?
Può questa condizione essere ritenuta un presupposto per definirsi in uno stato di salute?
Quattro secoli fa Spinoza, filosofo olandese, ispiratore del nome della nostra struttura di servizi alla persona – Ethica|Center – in quanto Ethica fa riferimento alla sua opera più importante “Ethica more geometrico demostrata”, nella quale Spinoza approfondì queste tematiche e con gli strumenti che aveva a disposizione cercò di comprendere come funzionava l’essere umano, tra emozioni e relazioni che crea per sopravvivere, svolgendo un’azione che è in una posizione di mezzo tra la figura di un medico e quella di uno psicologo.
L’obiettivo principale del filosofo era quello di spronare i politici ad organizzare delle azioni e dei progetti che potessero avere come finalità il benessere della persona, e questo era, secondo Spinoza, il compito della politica.
Oggi, nel 2020, nonostante la medicina sia ad uno stadio avanzatissimo, grazie anche al contributo delle neuroscienze che ci indicano una serie di azioni importanti riguardo al benessere della persona e al funzionamento del sistema nervoso, abbiamo una serie infinita di dati relativi ad un forte peggioramento nell’area dei disturbi psicologici e psichiatrici.
Nel momento storico che stiamo vivendo attualmente vi è un eccesso di informazione e di comunicazione, spesso negativa, che portano perlopiù a destabilizzazione e ad una serie di privazioni che, secondo il mio modo di vedere sono contestabili e che in generale sono il prodotto di vari confusi decreti legge frutto della politica e della classe dirigente che vanno a privare completamente i cittadini del contatto con l’altro, con l’esterno e che limitano dunque il movimento umano.
Un’ azione di prevenzione ed in particolare di sostegno alla salute non può non essere pensata senza un’adeguata attenzione al movimento dell’individuo e a corretti stili di vita – concetti ai quali si aggiunge una adeguata alimentazione, una esposizione adeguata e continuata all’aria aperta e alla luce del sole, un rapporto adeguato tra sogno e veglia, senza tralasciare, chiaramente, un atteggiamento di evitamento dal contatto con batteri e virus.
Quello che preme sottolineare è che non si può pensare ad un progetto di salute legato alla prevenzione, senza che al centro ci sia il potenziamento individuale fisico, ma soprattutto psicologico come elemento principale per un miglioramento dell’aspetto psico-fisico nel suo insieme.
Tutto questo porta al concetto di consapevolezza di sé e dell’altro e quindi a tutto ciò che possiamo definire cultura.
L’essere umano, dall’inizio della sua esistenza, ha messo al centro il movimento come strumento utile e necessario per sopravvivere e organizzare la propria vita. Qualsiasi essere vivente ha come prerequisito il movimento, se non mi muovo allora non sopravvivo.
Inoltre l’essere umano da sempre ha approfondito lo studio delle emozioni e della socializzazione.
Quindi cultura, approfondimento, consapevolezza, movimento, corretto stile di vita, sono fulcro del concetto di salute.
Tutto ciò è connesso al concetto di igiene che ci permette di non entrare in contatto con situazioni dannose come lo è ad esempio il virus che ci troviamo ora a combattere.
Un po’ di tempo fa, durante un incontro di approfondimento del tema delle tossicodipendenze a cui ha preso parte un gruppo di genitori, iniziai a parlare di alcuni adolescenti che in momenti di stress non riescono a gestire determinati eventi, riportando il caso specifico di uno studente che di fronte al fallimento di un compito scolastico, decise, purtroppo, di buttarsi dalla finestra del quinto piano della scuola, suicidandosi.
Dopo aver riportato questo episodio cominciai a parlare dell’importanza della prevenzione che consisteva fondamentalmente nel organizzare azioni educative e formative che potessero migliorare il funzionamento dei muscoli emotivi dei giovani. Lo scopo delle azioni preventive da mettere in atto era quello di imparare a gestire le difficoltà, le frustrazioni e sviluppare la capacità di comunicare in modo efficace, conoscere le proprie emozioni, migliorare la socializzazione e anche la forma fisica che è sempre connessa con l’aspetto emotivo.
Detto ciò, dissi che questo è la crucialità del ruolo dei genitori, della scuola, delle istituzioni culturali. Accadde che un genitore alzò la mano per intervenire e disse che stavamo perdendo tempo con tutta la questione della formazione della persona perché ciò di cui c’era bisogno era di organizzarsi in modo da arrestare tutti gli spacciatori in modo che non ci fosse più droga in giro e tentazione per i ragazzi di entrare in contatto con le sostanze.
Forse, pensai, c’era bisogno di un carabiniere li a parlare al posto mio.
Interessante fu l’intervento di un altro genitore che disse che non poteva essere la soluzione ne potesse essere possibile mettere le sbarre a ogni finestra di tutte le scuole del paese per togliere la possibilità ai ragazzi di compiere un gesto simile.
Questo è da collegare con l’aspetto della salute; un ministero della salute che agisce in modo lungimirante dovrebbe provare ad arginare un’urgenza e soprattutto fondare la sua azione in una atto di attenzione ai comportamenti, alla consapevolezza, alla cultura di quei comportamenti che possono permettere lo sviluppo delle persone, diversamente vorrebbe dire costruire sbarre per tutte le situazioni che potrebbero crearci problemi.
Ne esce quindi che da questa emergenza sanitaria non abbiamo ancora imparato nulla, ancora una volta. Un po’ per nostra poca accortezza e un po’ per miopia della politica.
Con tutti questi presupposti, osservando le azioni e le intenzioni delle classi politiche, Spinoza è vissuto invano o ha scritto invano.
La politica ora, come prima del Covid, non si preoccupa di prevenzione, ma di costruire sbarre a tutte le finestre, cosicché non ci sia la possibilità di buttarsi.
Articolo a cura della dott.ssa Federica Porciello



