Sabato 22 novembre, nella Sala riunioni del Coni Marche di Ancona, si è svolto il corso di formazione “Il perché prima del come: l’importanza del decision making nello sport”, rivolto ai professionisti dell’ambito motorio e sportivo. L’incontro, guidato dai relatori Sammy Marcantognini, Venanzio Raspa, Davide Mazzanti e Maurizio Marchesini, ha esplorato da diverse prospettive — filosofica, psicologica e tecnica — il ruolo decisivo del processo decisionale nella pratica sportiva.

Il tema centrale della giornata è stato il modo in cui l’atleta, immerso in un contesto ricco di incertezze, riesca a valutare alternative, anticipare situazioni e agire con efficacia. È emerso con chiarezza come l’allenamento non sia soltanto il luogo in cui affinare capacità fisiche, ma soprattutto uno spazio di simulazione: scenari realistici che permettono di interiorizzare azioni e risposte, così da ritrovarle pronte nel momento della competizione.
Un filo rosso dell’incontro è stato il valore del perché: comprendere le ragioni profonde dell’azione, prima ancora delle modalità tecniche. Riprendendo il pensiero di Nietzsche — “chi ha un buon perché ottiene sempre il come” — si è riflettuto sul fatto che la qualità delle scelte dell’atleta deriva dalla sua capacità di attribuire senso a ciò che fa. Da qui l’idea che la libertà decisionale non debba essere soffocata da schemi troppo rigidi: il talento spesso si manifesta proprio nelle risposte inaspettate, creative, che superano i confini delle istruzioni.
La dimensione filosofica ha offerto un ulteriore contributo alla comprensione del processo decisionale. È stato sottolineato come la rapidità ed efficacia dell’azione derivino dalla memoria delle esperienze vissute introiettate attraverso la ripetizione. Queste esperienze guidano il gesto prima ancora che intervenga una riflessione consapevole. La narrazione — intesa come modo di costruire e dare forma alla propria esperienza — diventa così uno strumento attraverso cui l’atleta organizza le sue scelte.
L’atleta non lavora con certezze, ma con probabilità. Le sue decisioni nascono nel corpo prima che nella mente, e sono sostenute dall’anticipazione, dalle emozioni e dalla capacità di cogliere ciò che, in una situazione complessa, è davvero rilevante.
L’intero incontro ha messo in luce come il decision making sia un processo che coinvolge: pensiero, emozioni, memoria, relazione con gli altri.
Comprenderlo significa non solo migliorare la prestazione, ma anche accompagnare l’atleta in un percorso più consapevole ed autentico.







