Nell’articolo si propone un frammento dell’intervento tenuto dal Dott. Sammy Marcantognini durante il seminario “La diversità attraverso gli occhi della filosofia”.
L’ansia sociale tende ad amplificarsi in contesti in cui è forte la pressione all’omologazione. L’individuo teme di non essere sufficientemente simile agli altri o, al contrario, di risultare eccessivamente diverso. In questo quadro, l’identità personale si configura spesso come un processo relazionale.
I cambiamenti messi in atto dall’individuo, sono frequentemente influenzati dall’immagine che egli ritiene gli altri abbiano di lui.
Il conflitto rappresenta un elemento fondamentale: ogni forma di vita e sviluppo psicologico trae origine da una dinamica di tensione e trasformazione. Le emozioni primarie – paura, frustrazione, gioia – forniteci in modo innato, guidano l’adattamento e la crescita. Nella contemporaneità, la tendenza a promuovere un ideale di uguaglianza rischia talvolta di tradursi in un’eccessiva rimozione del conflitto, che invece dovrebbe essere accolto, osservato e valorizzato quale motore evolutivo.
Un esempio emblematico è offerto dall’interazione tra il bambino e il padre durante il gioco corporeo o la “lotta” sul letto: un’esperienza in cui il bambino mette alla prova le proprie capacità e costruisce progressivamente la percezione di sé. L’adattamento, infatti, si configura come un processo di confronto. In questo tipo di gioco, il padre non sovrasta il figlio, ma non gli permette neppure di prevalere in modo sistematico. A guidare l’interazione vi sono regole implicite che conferiscono equilibrio e sicurezza. Questa dinamica rappresenta un momento fondamentale per la formazione dell’identità, poiché consente al bambino di sperimentare competenza, limiti, forza e differenziazione.



